La Paura di Ricominciare

Pian piano piccole e grandi imprese, liberi professionisti, commercianti, si stanno preparando per riaprire e gestire il contatto con il pubblico, ma il sentimento che accompagna questa fase è spesso di preoccupazione o di paura rispetto alla possibilità di tornare ad una dimensione di vita non più casalinga ma sociale. La paura è un’emozione di base che riconosciamo ovunque e in chiunque senza distinzione di età, genere, cultura ecc. questo perché fa parte del nostro repertorio emotivo utile alla sopravvivenza. Ci ha permesso di capire in modo molto immediato (grazie al nostro cervello primitivo, l’amigdala) quando dovevamo scappare o rimanere immobili di fronte ad un pericolo imminente. È quindi un processo che controlliamo poco perché scatta in automatico quando riscontiamo alcuni alert per noi significativi, ma questi alert risiedono nella mente, attraverso processi cognitivi che si attivano ma che non sempre funzionano nel modo più efficace, anzi a volte prendono vere e proprie cantonate interpretative. Il primo grande errore è il “Bias dello sguardo selettivo” che ci porta a notare ciò che, in quel momento, è più importante-interessante-coinvolgente per noi, quando ero incinta ricordo che notavo intorno a me tutte donne incinta, possibile che siano così tante-mi dicevo? Non era cambiato nulla ovviamente in termini di numeri ma ero io che ci facevo più attenzione, cosi adesso potrei avere la sensazione che molte più persone tossiscano e quindi ritenere che ogni persona che faccia un colpo di tosse sia portatrice del coronavirus. Un altro trabocchetto della nostra mente è rappresentato dalla “profezia che si auto adempie” cogliamo informazioni o teorie che confermino le nostre credenze, ma quest’ultime sono così potenti che sono in grado di modificare le nostre percezioni della realtà, in modo tale che le mie convinzioni non siano messe in discussione e quindi io non sia costretto a cambiare (questo è il lato che si oppone sempre ad una novità). Se sono convinto che questa emergenza porterà al fallimento della mia attività, non solo troverò storie e narrazioni che confermino il mio pensiero (hai visto il negozio in fondo alla strada ha chiuso, ho sentito alla tv che la nostra categoria professionale avrà molte difficoltà ecc.) ma la cosa più pericolosa è che alla fine confermerò nei fatti la mia credenza poiché non riuscirò ad attivare le risorse necessarie a far fronte al nuovo contesto. In questo scenario ha un ruolo determinante la questione legata ai media. Chi più è esposto ai media è più a rischio di sviluppare ansie e paure per due motivi, il primo è che la paura è contagiosa, proprio per i meccanismi atavici citati all’inizio deve essere uno strumento di allerta per tutta la comunità, ma ai nostri giorni la paura serpeggia tra le notizie sempre più allarmanti (perché la paura ci tiene incollati agli schermi e l’audience sale) e spesso infondate, perdendo il potente ruolo di protezione di una comunità e diventando invece la miccia generatrice di timori e angoscia. Il secondo rischio dato dall’alta esposizione ai mass media è che porta a sovrastimare la possibilità che la realtà sia esattamente come è descritta. Come chi segue la cronaca nera sovrastimerà il numero di omicidi cosi le notizie continue sul coronavirus, i malati, i decessi, mi espone ad uno stato di minaccia continua e incontrollata rispetto a rischi e contagio; meglio accendere la tv una volta al giorno. L’altro elemento che gioca in favore della paura è proprio il bisogno di controllo. Abbiamo necessità di sentire che siamo in grado di padroneggiare e incidere sugli eventi della nostra vita, ad es. ora sappiamo che dietro la paura di volare c’è proprio l’incapacità di sentirsi in grado di agire in un contesto che non conosciamo. Una pandemia sicuramente ci toglie la possibilità di sentirci in grado di tenere sotto controllo gli eventi. A questo riguardo è utile scegliere delle fonti informative attendibili e consultarle; noteremo che molta della parte irrazionale legata alla paura scenderà. Es. posso essere portato a ritenere che il numero di decessi per il coronavirus sia enorme e quindi sarà più facile che ne sia colpito anche io, ma documentandomi scoprirò che le morti per malattie cardiocircolatori sono circa 10 volte di più. Infine non posso non parlare della chimica della paura, quando siamo impauriti si attiva il sistema nervoso autonomo, ci rende pronti all’azione, all’attacco, portando il nostro corpo a produrre adrenalina, noradrenalina e cortisolo. È come se l’organismo metta la marcia più alta e il motore sia lanciato alla massima potenza, se devo fronteggiare un nemico che mi minaccia con un coltello sono nella giusta disposizione ma se sono in poltrona e ad ogni notizia si attiva questo processo, rischio di “bruciare” il mio organismo. Inoltre questi processi di attivazione devono conoscere un inizio e una fine, se permangono sono i così detti fattori di stress che portano ad avere molti effetti psicologici e fisici di entità anche molto gravi. Quindi in sintesi: poca esposizione ai media, scelta di fonti autorevoli, lavorate affinché si attivino gli stati efficaci dell’Io. Perciò ad esempio riunitevi con il vostro gruppo di lavoro e pensate insieme a soluzioni utili per la ripresa, imparate a guardare le cose da un altro punto di vista, non tutto ciò che è nuovo è pericoloso non tutto ciò che nasce dall’emergenza è dannoso.